Decodificare le emozioni attraverso la pigmentazione della pelle

Da sempre si ritiene che le espressioni facciali legate alle emozioni siano prodotte e rese riconoscibili dalla contrazione dei muscoli del volto. Tuttavia, un team di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT), ha voluto testare l’ipotesi che le variazioni di flusso sanguigno facciale producano dei cambiamenti di colore visibili, che permettano agli osservatori di trasmettere e interpretare visivamente le emozioni anche in assenza di attivazione dei muscoli facciali. Se così fosse, anche quando si è completamente immobili il viso potrebbe tradire le nostre sensazioni, dalla paura alla rabbia, dalla tristezza alla felicità.

Per capire se la colorazione della pelle possa essere associata a una determinata emozione, a prescindere dall’espressione e dai movimenti del viso, i ricercatori hanno digitalmente applicato tali colorazioni su immagini di volti con espressione neutrale. Hanno poi mostrato queste fotografie ad un campione di 20 partecipanti, chiedendo loro di individuare l’emozione che secondo loro era provata dalla persona ritratta, scegliendo da una lista contenente 18 possibili emozioni.

Risultato?

I partecipanti identificavano la corretta emozione con un’altissima percentuale di successo.

Questo dimostra che le persone decodificano correttamente le emozioni a partire dalla colorazione della pelle, anche in assenza di attivazione dei muscoli facciali. Questi risultati rivoluzionano i modelli di riconoscimento delle emozioni che si basano puramente sulle espressioni facciali, evidenziando come anche la pigmentazione del viso sia un meccanismo efficace per trasmettere e decodificare visivamente le emozioni.

Questo studio ha permesso ai ricercatori di trarre alcune regole per costruire algoritmi di riconoscimento delle emozioni basati sulla pigmentazione del volto, con una percentuale di riuscita pari al 90%.

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