I pericoli dell’affaticamento cognitivo sul posto di lavoro

L’affaticamento cognitivo (o fatica cognitiva) è una condizione piuttosto comune causata da una insufficiente quantità e qualità del sonno. La fatica causa una ridotta vigilanza, un aumento dei tempi di reazione e un’alterazione del processo decisionale. È una condizione estremamente delicata che può seriamente compromettere la sicurezza, soprattutto se si verifica mentre stiamo guidando, lavorando, o siamo impegnati in attività particolarmente rischiose.

L’importanza del sonno

Anche se il nostro articolo si concentrerà sulla fatica cognitiva, è importante sapere che il sonno influisce su ogni tipo di tessuto e sistema del corpo. Un regime rigoroso di buon sonno e nutrizione migliora notevolmente le prestazioni fisiche di una persona, la resistenza e il recupero dagli infortuni. Promuove la crescita e la riparazione dei tessuti, il riequilibrio ormonale e chimico e la distensione di organi e muscoli. Dormire male aumenta il rischio e la gravità di molte condizioni come la pressione alta, l’indebolimento del sistema immunitario, il diabete, la depressione, l’obesità e le malattie cardiovascolari.

Cosa succede mentre dormiamo?

Una volta gli scienziati pensavano che durante il sonno il nostro corpo si spegnesse, o meglio cadesse in una condizione di standby che fungeva da “ricarica” per affrontare al meglio il giorno successivo. Grazie alle più recenti scoperte neuroscientifiche, ora sappiamo che succede molto di più.

Durante il sonno avviene un vero e proprio processo di “pulizia cerebrale”. Si tratta di un processo straordinariamente complesso attraverso il quale il cervello controlla e ripara sé stesso, assicurandosi che i percorsi neurali funzionino bene e che le tossine che si sono accumulate durante il giorno vengano rimosse.

È anche un momento in cui il cervello si occupa di riorganizzare i suoi ricordi immagazzinati, un processo che può essere paragonato all’organizzazione dei file su un computer. Un cervello pulito e organizzato sembra essere maggiormente in grado di elaborare compiti cognitivi di livello superiore come l’apprendimento, il ragionamento e i processi decisionali. Sono proprio queste le capacità cognitive che vengono compromesse quando non dormiamo bene.

Di quante ore di sonno abbiamo bisogno?

Non è facile dare una risposta a questa domanda, perché il numero di ore necessarie può variare da un individuo all’altro e cambia con l’età. Gli esperti, tuttavia, hanno stabilito alcune linee guida generalmente accettate. I bambini dormono fino a 18 ore al giorno, il che può essere necessario per lo sviluppo del cervello. Allo stesso modo, i giovani hanno bisogno di circa 9,5 ore. La maggior parte degli adulti ha bisogno di 7-9 ore.

Quali sono i meccanismi che governano la veglia e il sonno?

Anche se il nostro stile di vita ci permette di prolungare la giornata fino a tardi, per mantenere l’organismo in salute è necessario sincronizzare i nostri bioritmi con la naturale alternanza di luce e buio. Il nostro orologio biologico interno (RITMO CIRCADIANO, dal latino circa diem, che significa intorno al giorno) viene regolato da un gruppo di cellule cerebrali situato nell’ipotalamo, detto nucleo soprachiasmatico, che costituisce il cosiddetto Master Clock. Esso riceve informazioni dall’ambiente esterno, e lavorando su un ciclo di circa 24 ore adatta i ritmi biologici del nostro corpo a quelli imposti dal susseguirsi di giorno e notte.

Ci sono 3 fattori principali che influenzano il ritmo circadiano:

  • La luce ambientale, che attraverso la retina dell’occhio arriva fino al cervello;
  • L’attività fisica;
  • L’alimentazione, in particolare l’orario dei pasti, perché il nostro corpo interpreta il momento del pasto come un’attività tipica del giorno.

Da cosa è causato l’affaticamento cognitivo?

L’affaticamento cognitivo si verifica per due motivi, e quando sussistono entrambi gli effetti negativi sono devastanti.

  • Privazione del sonno
    Significa non dormire abbastanza nell’arco delle 24 ore (come dormire sei ore a notte piuttosto che le sette raccomandate).
  • Desincronizzazione del sonno
    Significa costringere il nostro corpo a rimanere sveglio, o addormentato, fuori sincronia rispetto ai suoi meccanismi circadiani e omeostatici (questo accade nel lavoro a turni, oppure nel jet-lag).

Sfortunatamente, non possiamo allenare il nostro corpo a tollerare la privazione o la desincronizzazione del sonno. L’affaticamento cognitivo colpisce tutti, e quando la qualità del nostro sonno è scarsa, la nostra attenzione, la nostra salute e le nostre prestazioni ne risentono pesantemente.

Un problema da non sottovalutare

Oggi si stima che il 20-25% delle persone lavori secondo orari irregolari. Alcuni settori arrivano addirittura al 100%.
Normalmente il nostro corpo impiega un giorno per adattarsi a un cambio di orario di un’ora. Quindi, passare da un turno che inizia alle 8 di mattina a un turno che inizia alle 8 di sera, ad esempio, richiederebbe normalmente 12 giorni di adattamento.
Ormai è noto che i lavoratori a turni sono più vulnerabili agli incidenti e agli infortuni, possono manifestare un calo nel rendimento e nella memoria, problemi gastrointestinali e altri sintomi legati alla privazione e alla desincronizzazione del sonno. Sono anche a maggior rischio di problemi di salute come stanchezza cronica, obesità, disturbi cardiovascolari, depressione, diabete, ulcere.

Cosa possono fare le aziende?

L’azienda può fare molto per salvaguardare la salute dei propri collaboratori. È il cosiddetto “primo passo”, senza il quale non sarebbe possibile generare alcun cambiamento comportamentale positivo. Sicuramente la formazione mirata sul tema è fondamentale, per capire quali sono le cause dell’affaticamento cognitivo e quali sono le conseguenze, spesso drammatiche, a cui i lavoratori affaticati possono andare incontro. Un altro passo cruciale riguarda la presa di consapevolezza del problema, attraverso la quantificazione dei comportamenti disfunzionali e delle relative cause. Neocogita propone un percorso di Lifestyle Assessment che utilizza un piccolo elettrocardiogramma ECG che va indossato per 72 ore (due giorni lavorativi e un giorno di riposo) e che registra la frequenza cardiaca e la sua variabilità per quantificare:

  • Il livello di attività fisica di una persona
  • Il bilanciamento tra stress e recupero
  • La quantità e la qualità del sonno

Questo permette di avere una panoramica chiara e dettagliata circa la qualità del riposo notturno dei propri lavoratori, identificando le persone maggiormente a rischio, aiutandole a riconoscere le cause del loro cattivo sonno e promuovendo delle attività aziendali volte a migliorare il benessere individuale e collettivo.

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