Il “chemobrain”: cos’è e come contrastarne gli effetti

“Ho messo le mie scarpe in freezer”.

“Ho completamente dimenticato il compleanno di mia sorella”.

“La scuola di mio figlio mi ha chiamata perché mi ero dimenticata di andarlo a prendere!”

Queste sono alcune testimonianze di sopravvissute al tumore al seno a seguito della chemioterapia.

 

Il termine “chemobrain” (“cervello da chemio”) si riferisce ai cambiamenti cognitivi che avvengono durante e dopo i trattamenti di chemioterapia. La Mayo Clinic afferma che questi cambiamenti (di fatto, peggioramenti) riguardano la memoria, la capacità di trovare le parole, di fare cose diverse assieme o imparare nuove cose e colpiscono una grande percentuale dei sopravvissuti alla malattia grazie alla chemioterapia.

Le esperienze dei pazienti e le opinioni di medici professionisti in tema di chemobrain variano da individuo a individuo. Alcuni riferiscono che si tratta di un vero fenomeno associato alla chemioterapia. Uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Oncology (2000) ha dimostrato che diversi pazienti trattati con chemioterapia mostravano un moderato, se non serio, deficit cognitivo rispetto a persone “sane”. Un altro studio nel Journal of the National Cancer Institute (1998) riportò che le donne che avevano completato il trattamento di chemio due anni prima mostravano ancora un deficit cognitivo, suggerendo gli effetti negativi della terapia sul cervello a lungo termine.

Altri esperti, tuttavia, sono scettici sul chemobrain, evidenziando l’effetto dello stress della chemioterapia che si aggiunge ad un programma di cure molto impegnativo. Questo influenza il funzionamento cognitivo di un paziente, anche come conseguenza della riduzione dei livelli di estrogeno, dell’ansia e dei medicinali utilizzati per alleviare gli effetti collaterali della terapia. Uno studio recente pubblicato su Cancer (2004) riporta che il deficit attribuito al chemobrain possono essere attribuiti ad altri fattori, e non al tipo di terapia. È stato esaminato lo stato cognitivo di 84 donne prima del trattamento. I risultati hanno mostrato che il 35% delle donne mostrava già un deficit cognitivo o della memoria (25%).

 

Il dibattito è molto forte, ma qualunque sia la causa del declino cognitivo gli effetti sono gli stessi: riduzione della memoria, mancanza di chiarezza (e conseguente sensazione di “confusione cognitiva”), minore capacità di apprendimento, ecc.

Fortunatamente, però, gli effetti, possono essere contrastati tramite un programma di training cognitivo. Uno studio indipendente e peer-riviewed ha dimostrato gli effetti benefici del programma di BrainHQ su un gruppo di pazienti sopravvissute al cancro al seno.

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