L’impatto delle alte temperature sulle capacità cognitive

Articolo di Sara Tatti

 

Le condizioni termiche determinano risposte fisiologiche che possono influenzare le prestazioni lavorative.

Ad esempio, il freddo abbassa la temperatura delle dita riducendo così la destrezza manuale e il caldo aumenta la concentrazione di anidride carbonica nel sangue, causando mal di testa e maggiori difficoltà a concentrarsi e a pensare chiaramente.

 

 

In particolare, molti studi si sono concentrati sugli effetti delle ondate di calore sulle funzioni cognitive.
Tutti noi sappiamo quanto sia difficile lavorare o studiare in estate: inconsciamente tendiamo a rilassarci, a sforzarci di meno e a lavorare più lentamente. Si può pensare che questo sia dovuto all’aria di vacanza che si respira nei mesi più caldi, o al bisogno di riposo dovuto a un lungo periodo lavorativo. In realtà gli studi evidenziano che sono proprio le alte temperature che compromettono le funzioni e i comportamenti cognitivi determinando un peggioramento nelle prestazioni.
Il caldo, quindi, non ha conseguenze solo sul piano fisico con cali di pressione, mal di testa, svenimenti e insolazioni, ma anche a livello cognitivo.

Le ondate di calore, infatti, possono:

  • Ridurre l’eccitazione, cioè lo stato di attivazione di un individuo, e quindi la sua motivazione allo sforzo
  • Compromettere le prestazioni semplici, di vigilanza e di monitoraggio
  • Aumentare la distrazione
  • Diminuire le capacità logiche e di ragionamento
  • Causare anomalie nel sistema nervoso centrale
  • Danneggiare sia la memoria di lavoro che la memoria a breve termine
  • Compromettere il pensiero creativo

Gli studi

Anche se nei diversi studi l’alterazione delle funzioni cognitive è legata alla complessità e dalla durata dei compiti, dall’adattabilità psicologica dell’individuo e al livello di abilità dei partecipanti, in tutti emergono gli effetti negativi dovuti al caldo.

  • Una serie di esperimenti sugli effetti delle temperature in classe condotti in Svezia hanno mostrato che le prestazioni dei bambini in compiti numerici e linguistici erano significativamente inferiori a 27-30 °C rispetto a 20 °C.
  • Alcune ricerche effettuate a New York hanno dimostrato che il rischio di non superare l’esame di maturità aumentava del 12,3% nei giorni in cui la temperatura ambientale era di 32°C rispetto ai 22 °C e che l’aumento di temperatura di 1 °C riduceva il punteggio dell’esame dello 0,4%.
  • Uno studio della Scuola di Salute Pubblica T.H Chan dell’Università di Harvard pubblicato su PLOS Medicine ha dimostrato che coloro che alloggiavano in dormitori senza aria condizionata ottenevano, al risveglio, performance cognitive peggiori con tempi di reazione più lunghi, risposte meno precise e punteggi inferiori nei test di addizione e sottrazione.

Gli effetti negativi delle temperature elevate

I danni cognitivi determinati dalle alte temperature possono avere implicazioni significative sul livello di istruzione, sulla produttività economica e sulla sicurezza sul lavoro ed è per questo che è importante adottare delle misure che consentano di controllare l’ambiente termico di lavoro.

Come si può osservare dagli studi effettuati l’intervallo ottimale per ottenere una miglior prestazione cognitiva si aggira verso i 22°C. Con questa temperatura le capacità di svolgimento dei compiti sono leggermente migliori rispetto a situazioni con una maggior intensità di calore. Per ottenere pertanto migliori performance a scuola o al lavoro è utile mantenere una temperatura negli ambienti attorno ai 20°C.

Bisogna, tuttavia, tener conto che l’adozione degli attuali sistemi di raffreddamento meccanici contribuisce ai cambiamenti climatici; può aumentare il rischio di esposizione a fonti di inquinamento interne e determina un effetto disadattivo sull’acclimatazione fisiologica quando l’esposizione è prolungata.

Bibliografia

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