La mente incerta: come il cervello gestisce l’ignoto

La paura dell’ignoto

Il nostro cervello è programmato per ridurre l’incertezza. L’ignoto è sinonimo di minacce che mettono a rischio la nostra sopravvivenza. Più sappiamo, più possiamo fare previsioni accurate e affrontare con sicurezza il nostro futuro.

In effetti, è stato teorizzato che la paura dell’ignoto sia la paura più importante, quella che domina le altre e che ne dà origine. Questa paura ha senso dal punto di vista evolutivo, ma può essere inutilmente snervante e talvolta paralizzante nel mondo moderno. Fortunatamente, abbiamo sviluppato un’abilità profondamente umana: la metacognizione (che letteralmente significa “pensare al pensiero”). Le strategie metacognitive possono aiutarci a pensare in modo più consapevole e a gestire l’ansia che deriva dall’ignoto.

Come il cervello reagisce all’incertezza

Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università del Wisconsin-Madison dimostra che l’incertezza interrompe molti dei processi cognitivi automatici che regolano le azioni quotidiane. Per garantire la nostra sopravvivenza, diventiamo ipervigili di fronte alle potenziali minacce. E questo stato di accentuata preoccupazione crea un conflitto all’interno del nostro cervello.

Incertezza e attenzione

In primo luogo, l’incertezza influisce sulla nostra attenzione, in quanto il senso di minaccia riduce la nostra capacità di concentrazione. Quando ci sentiamo incerti sul futuro, il dubbio si impossessa della nostra mente, rendendo difficile pensare ad altro.

Le basi neurali sottostanti tale fenomeno sono ancora poco conosciute, ma una ricerca sui primati condotta dalla dottoressa Jacqueline Gottlieb e dal suo team presso lo Zuckerman Institute della Columbia University rivela che l’incertezza porta a importanti cambiamenti nell’attività cerebrale, sia a livello di singole cellule (micro) sia a livello di segnali inviati attraverso il cervello (macro). In sintesi, i risultati suggeriscono che il nostro cervello reindirizza la sua energia verso la risoluzione dell’incertezza, a scapito di altri compiti cognitivi.

Incertezza e memoria

L’incertezza influisce anche sulla nostra memoria di lavoro. Si può pensare alla memoria di lavoro come a uno spazio mentale dove si annotano informazioni temporanee. La capacità della nostra memoria di lavoro è limitata, e un carico cognitivo elevato significa che stiamo utilizzando gran parte delle risorse della nostra memoria di lavoro. Le situazioni di incertezza ci costringono a utilizzare molte risorse e a saturare, di conseguenza, la memoria di lavoro.

Incertezza e ansia

Poiché ha un impatto così forte sul nostro funzionamento cognitivo, riducendo la nostra attenzione e utilizzando gran parte delle risorse della nostra memoria di lavoro, l’incertezza spesso porta all’ansia e alla sopraffazione.

La buona notizia è che il pesante carico di incertezza non è inevitabile. Gli studi suggeriscono che rispondere all’incertezza richiede un notevole dispendio di risorse, ma le strategie metacognitive possono aiutarci a ridurre l’impatto di tale condizione sul nostro sistema cognitivo.

La matrice di Rumsfeld

L’ex segretario alla Difesa degli Stati Uniti Donald Rumsfeld ha affermato che: “[…] ci sono cose note; ci sono cose che sappiamo di sapere. Sappiamo anche che ci sono delle incognite note, cioè sappiamo che ci sono delle cose che non conosciamo. Ma ci sono anche incognite sconosciute, quelle che non sappiamo di non sapere”.

La matrice dell’incertezza, chiamata matrice di Rumsfeld, è uno strumento che può essere utilizzato per aiutare a prendere decisioni quando ci si trova di fronte a una situazione incerta. Può essere utilizzata per distinguere tra diversi tipi di incertezze e per proporre possibili soluzioni per ciascuna di esse.

La matrice è composta da quattro quadranti:

  • Conoscenza esplicita (Known-Knowns)
  • Gap di conoscenza (Known-Unknowns)
  • Conoscenza tacita (Unknown-Knowns)
  • Punti ciechi (Unknown-Unknowns)

Ogni quadrante rappresenta un diverso tipo di incertezza e ognuno ha una propria serie di possibili soluzioni.

  • La conoscenza esplicita (Known-Knowns) è un tipo di incertezza che conosciamo e che possiamo pianificare. Ad esempio, se sappiamo che c’è un’alta possibilità di licenziamento nella nostra azienda, possiamo pianificare la giusta strategia per affrontarla.
  • gap di conoscenza (Known-Unknowns) sono incertezze che sappiamo esistere, ma per le quali non disponiamo di conoscenze sufficienti per elaborare un piano. Ad esempio, potremmo non sapere se la nostra azienda verrà acquisita da un’altra in futuro. Oppure, si può essere consapevoli delle incertezze insite nell’abbandono del posto di lavoro per dedicarsi a un’attività in proprio, ma non si può fare un piano passo dopo passo su cosa fare perché non si hanno ancora dati sufficienti.
  • La conoscenza tacita (Unknown-Knowns) è un tipo di incertezza di cui non siamo consapevoli, ma che comprendiamo tacitamente e che può portare a pregiudizi e supposizioni nelle nostre decisioni.
  • punti ciechi (Unknown-Unknowns) sono incertezze di cui non siamo a conoscenza. Ad esempio, potrebbe essere sviluppata una nuova tecnologia che rende il nostro prodotto obsoleto, ma noi non ne siamo a conoscenza. Sono dei rischi che derivano da situazioni talmente inaspettate da non essere prese in considerazione.

Le soluzioni

Una volta che sappiamo con quale tipo di incertezza abbiamo a che fare, possiamo analizzare le possibili soluzioni.

  • Ad esempio, se abbiamo a che fare con una conoscenza esplicita (Known-Knowns), possiamo sfruttare i dati di fatto a nostra disposizione per creare un piano di azione che ci permetta di mitigare i rischi noti.
  • Quando si ha a che fare con un gap di conoscenza (Known-Unknowns), è necessario condurre degli esperimenti per raccogliere maggiori informazioni possibili, in modo da colmare alcune delle nostre lacune di conoscenza e trasformare i gap di conoscenza in conoscenza esplicita.
  • Se ci troviamo davanti alla conoscenza tacita (Unknown-Knowns), dobbiamo esplorare le nostre ipotesi e identificare le distorsioni di tali ipotesi, in modo da poterle sostituire con dati di fatto.
  • Infine, nel caso dei punti ciechi (Unknown-Unknowns), possiamo condurre delle ricerche di mercato e utilizzare l’intelligence strategica per cercare di scoprire i punti ciechi. È una buona pratica da mettere in atto, ma va notato che non c’è alcuna garanzia che saremo in grado di trasformare i punti ciechi in gap di conoscenza. Ci saranno sempre eventi che non potremo prevedere.

La matrice di Rumsfeld è uno strumento utile per affrontare l’incertezza e può aiutarci a prendere decisioni migliori. È ancora più utile se usata in gruppo, perché persone diverse possono avere prospettive diverse sulle stesse incertezze.

Sconfiggere l’incertezza

Sebbene la paura dell’ignoto sia profondamente radicata nella nostra biologia, è possibile elevarsi al di sopra delle nostre reazioni automatiche per poter trarre il massimo dall’incertezza. La metacognizione può essere un grande alleato per ridurre l’ansia, liberare le risorse della memoria di lavoro e prendere decisioni migliori quando si naviga in spazi sconosciuti.

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