Forse avrete sentito dire che lo stress e l’ansia rimpiccioliscono il cervello: anche se non arrivano a ridurlo alla dimensione di una nocciolina, questi stati provocano cambiamenti strutturali nel cervello, compresa la riduzione di alcune aree.
Per il nostro corpo, lo stress aumenta la probabilità e la severità di stati di ansia, e con essi il rischio di problemi come alta pressione e disturbi cardiaci. Allo stesso modo è collegato a un maggior rischio di depressione. Ma c’è ancora di più: lo stress prolungato può addirittura rimpicciolire alcune aree del nostro cervello. Secondo uno studio del 2012, infatti, lo stress e gli eventi negativi sono stati collegati a volumi minori in aree come la corteccia prefrontale, l’insula e la corteccia cingolata anteriore, aree che regolano le emozioni, il controllo, l’elaborazione cognitiva.
Altri studi hanno dimostrato che lo stress può ridurre la materia grigia dell’ippocampo, la regione responsabile della memoria e dell’apprendimento, e che alterano la capacità del cervello di essere plastico e in grado di creare nuovi neuroni e nuove connessioni. L’ormone rilasciato durante lo stress, il cortisolo, può inoltre inibire la formazione di cellule e mentre riduce la dimensione dell’ippocampo, aumenta l’attività e la dimensione dell’amigdala, l’area che gestisce la paura.
Fortunatamente, però, possiamo adottare diversi comportamenti che contrastano questi cambiamenti nel nostro cervello. L’esercizio fisico, ad esempio, aumenta la connettività tra le diverse regioni cerebrali, che viene e a mancare nei momenti di stress. Ma è forse la meditazione mindfulness l’attività che meglio permette al cervello di “riprendersi” dallo stress: diversi studi, infatti, confermano che chi medita ha una crescita e un ispessimento della materia grigia nella corteccia prefrontale, un aumento del volume dell’ippocampo e una diminuzione della dimensione dell’amigdala.
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Fonti:
Douglas Main on Brain Decoder