Equilibrio Precario: navigare tra Burnout e Boreout nel mondo del lavoro

Quando si discute di stress lavorativo, uno degli argomenti più comuni è il burnout. Ancora più comune è l’errore di associarlo esclusivamente a un carico di lavoro eccessivo o a pressioni insostenibili. In realtà, il burnout è una sindrome complessa, le cui cause possono variare ampiamente e non sono limitate alla sola mole di lavoro. Parallelamente, c’è un’altra condizione che molte persone sperimentano, ma che purtroppo rimane spesso nell’ombra: il boreout.
Questo termine descrive una sindrome con sintomi simili al burnout, ma che deriva da condizioni opposte: la noia e la mancanza di stimoli in un lavoro in cui si percepisce di avere “troppo poco da fare”.

Queste due condizioni, apparentemente agli antipodi, hanno impatti profondi sulla salute mentale dei lavoratori e meritano entrambe una riflessione approfondita.

Burnout e Boreout: due facce della stessa medaglia

Il burnout si verifica quando si è sovrastimolati, mentre il boreout quando si è sotto-stimolati. In entrambi i casi si è esausti, ci si sente vuoti e non si è in grado di far fronte alle esigenze non solo del lavoro, ma della propria vita. Questa si riempie di ansia, insoddisfazione o depressione, determinando una grande ripercussione sul rendimento lavorativo, nonché sulla propria salute mentale.

Il burnout è spesso legato a situazioni di eccessiva richiesta lavorativa, pressioni insostenibili e aspettative elevate. È importante sottolineare, però, che non si tratta solo di un surplus oggettivo di lavoro, ma che intervengono anche fattori personali, legati alla percezione che si ha della propria persona e della propria professionalità. Tra questi, si possono evidenziare:

  • la mancanza di controllo sul proprio lavoro;
  • la percezione di un disallineamento tra le proprie aspettative e la realtà lavorativa;
  • un’eccessiva quantità di tempo passato a lavorare senza pausa o distrazione;
  • la mancanza di fiducia nei risultati del proprio lavoro;
  • il bisogno insoddisfatto di riconoscimento dei propri sforzi.

Al contrario, il boreout si manifesta in situazioni in cui il lavoratore percepisce di non avere abbastanza da fare, di non essere sufficientemente stimolato o valorizzato nel suo ruolo. Questa sindrome può emergere ad esempio in ambienti lavorativi in cui le mansioni sono ripetitive, monotone o prive di significato. La mancanza di sfide e di crescite professionali può creare un senso di stagnazione e insoddisfazione, che a sua volta può portare a sentimenti di inutilità e mancanza di realizzazione. Il sentimento di non essere adeguati e sottovalutati conduce alla disistima di sé che, in un circolo vizioso di cui non si vede la fine, finisce con il ripercuotersi sul rendimento lavorativo, alimentando ancor di più tali sentimenti.

Da cause diverse a sintomi simili

Nonostante le cause siano dunque opposte, burnout e boreout presentano sintomi sorprendentemente simili. Entrambi infatti possono causare:

  1. Esaurimento emotivo: che si tratti di essere sommersi da troppo lavoro o di sentirsi inutili, l’esaurimento emotivo è una conseguenza diretta di entrambe le sindromi. Questo può manifestarsi come stanchezza cronica, irritabilità, tristezza o apatia.
  2. Ritiro sociale: come conseguenza della stanchezza per il burnout, o dell’apatia per il boreout, può insorgere una rinuncia alle interazioni sociali. La mancanza di energie o il disinteresse generalizzato possono infatti influenzare la capacità e il desiderio di connettersi con gli altri.
  3. Declino delle prestazioni: In entrambi i casi, può esserci una marcata riduzione dell’efficienza lavorativa. Nel burnout, ciò può derivare dalla stanchezza o dalla perdita di motivazione. Nel boreout, può essere il risultato di una mancanza di impegno o di interesse per le mansioni assegnate.

Come si può rimediare?

Essendo queste due sindromi per loro essenza multifattoriali, non è sufficiente agire solo sui sintomi della persona, è anzi necessario analizzare anche la situazione organizzativa  in cui esse si sviluppano, così da poter mettere in atto interventi adeguati. Tuttavia, il singolo lavoratore ha comunque un potere importante.
Nel caso del burnout è essenziale creare dei confini tra la sfera lavorativa e privata, imparando come e quando dire no. Questo permetterà di ridurre il tempo dedicato al lavoro e di concedersi a pause, hobby e momenti di svago. Importante è anche fare esercizi di rilassamento e consapevolezza, che possono aiutare ad aumentare la consapevolezza della propria situazione e la capacità di gestirla. Ovviamente, qualora la condizione si aggravi notevolmente, è necessario considerare un periodo di assenza dal lavoro con successivo reinserimento.

Diverso è il discorso per il boreout. Anzitutto è necessario individuare il problema. Se si tratta, ad esempio, di mancanza di stimoli e di motivazione, si dovrebbe tentare un confronto diretto con i propri responsabili per cercare una soluzione: trovare mansioni più adatte, redistribuire i compiti all’interno del team, aumentare le responsabilità. Purtroppo questo non è sempre possibile. In questi casi, si rivela necessario cercare di trarre energie e stimoli da altri fronti, da attività ricche di significato durante il proprio tempo libero: volontariato, hobbies, sport ecc…

Conclusione

In un’epoca in cui burnout e boreout stanno diventando sfide crescenti, le organizzazioni hanno la responsabilità di agire proattivamente. Innanzitutto, è essenziale offrire flessibilità, consentendo ai dipendenti di organizzare il proprio lavoro come preferiscono, pur mantenendo momenti di incontro in sede. Una distribuzione equa dei compiti, rivedendo ruoli e promuovendo interscambi tra team, può offrire una dinamicità cruciale. Il dialogo frequente tra i leader e i dipendenti è fondamentale per monitorare la motivazione e fornire feedback costruttivi. La chiarezza sul percorso di carriera e investimenti in formazione, che non si limitino alle competenze tecniche, rappresentano passi essenziali per rafforzare l’engagement e prevenire questi rischi lavorativi.

 

 

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