Generalmente si crede il cervello sia malleabile solo fin quando si è giovani, ma non è vero. La plasticità cerebrale che si osserva nei cervelli giovani rimane uguale anche in quelli più maturi.
La neuroplasticità è la capacità del cervello di cambiare la propria struttura e le proprie funzioni in risposta a determinate situazioni o cambiamenti ambientali. L’ambiente in cui si vive, infatti, può avere un ruolo fondamentale nello sviluppo del cervello, fin da quando si nasce. Un bambino che ha avuto molte cure, ad esempio, sviluppa un cervello diverso rispetto a un bambino che ha vissuto esperienze negative. Molto importante per lo sviluppo del cervello è anche l’interazione con la madre: si è notato, ad esempio, che il sistema nervoso non si sviluppa in modo normale quando il neonato è separato dalla propria madre.
Detto ciò, però, è necessario sfatare un mito molto diffuso sullo sviluppo del cervello. Molte persone credono che la musica classica riesca ad aumentare le funzioni cerebrali (il cosiddetto “Effetto Mozart”) o che alcuni giochi particolari le rafforzino. Queste teorie sono state studiate a fondo e si è scoperto che sono prive di fondamento. Facendo cruciverba, ad esempio, si migliora la propria abilità nel risolvere gli schemi di parole crociate, ma non porta nessun miglioramento particolare nelle funzioni cognitive. Diventare bravi nel risolvere cruciverba non ha come conseguenza miglioramenti cognitivi.
Imparare a suonare uno strumento, invece, coinvolge molte più funzioni cognitive rispetto ai cruciverba, soprattutto quando si suona e contemporaneamente si legge la musica sullo spartito.
Tuttavia non è sufficiente. Al primo posto c’è l’esercizio, al secondo l’alimentazione, al terzo l’interazione sociale.
Questo è il riassunto di un’intervista a Nicholas Spitzer, professore di neuroscienze all’Università della California e la sua ricerca si concentra sui modi in cui i neuroni affrontano funzioni specializzate per abilitare i segnali nel cervello.
Spitzer è anche editore di BrainFacts.org, un servizio di informazione pubblica sul cervello e il sistema nervoso e collabora alla BRAIN Initiative, un progetto di ricerca sovvenzionato dalla Casa Bianca per promuovere nuove tecnologie che aiutano a mappare il cervello.
Leggi qui l’intervista completa (in inglese).