L’apprendimento cambia il nostro cervello

A proposito di neuroplasticità…

Abbiamo già detto più volte che il cervello è un organo plastico, ossia può cambiare nel corso della vita di una persona grazie alla sua capacità di riorganizzarsi formando nuove connessioni neuronali (potete rivedere questo articolo).

Oltre a fattori generici, l’ambiente in cui si vive e le azioni svolte hanno un ruolo fondamentale.

La neuroplasticità si presenta nel cervello in tre casi:

  • alla nascita, quando il cervello si deve organizzare per la prima volta;
  • in caso di danno cerebrale, per compensare alla perdita di funzioni o per massimizzare le funzioni restanti;
  • durante l’età adulta, ogni volta che si apprende e memorizza qualcosa di nuovo.

Plasticità e danni cerebrali

Una sorprendente conseguenza della neuroplasticità è che l’attività cerebrale associata a una funzione può spostrsi in un posto diverso come conseguenza della normale esperienza, di un danno cerebrale o di un recupero.

In letteratura, infatti, vi sono diversi esempi. Uno è il caso di un chirurgo di 50 anni colpito da un ictus, con conseguente paralisi del braccio sinistro. Durante la riabilitazione, braccio e mano destri vengono immobilizzati e gli viene chiesto di pulire il tavolo. Una cosa impossibile al primo colpo, ma pian piano il cervello ha cominciato a ricordare come faceva a muovere il braccio prima. L’uomo ha quindi re-imparato a scrivere, giocare a tennis… le funzioni delle aree del cervello compromesse per l’ictus si sono trasferite in altre regioni sane.

Il cervello fa fronte ai danni subiti riorganizzandosi e formando nuove connessioni tra neuroni intatti tramite l’attività.

Plasticità, apprendimento e memoria

Fonte: Wikipedia

Fonte: Wikipedia

Per molto tempo si è creduto che con l’età le connessioni nel cervello diventassero fisse. La ricerca, però, ha dimostrato che il cervello non smette mai di cambiare grazie all’apprendimento.

I cambiamenti associati all’apprendimento avvengono principalmente al livello delle connessioni neuronali. Si possono formare nuove connessioni e la struttura interna delle sinapsi esistenti si può modificare. Ad esempio, diventando esperti in un campo specifico, le aree del cervello che trattano questo tipo di abilità crescono.

Probabilmente avrete già sentito dell’incredibile memoria dei taxisti londinesi, che devono ricordare benissimo ogni strada della città: questa loro capacità ha trasformato i loro cervelli, e nello specifico il loro ippocampo, rendendolo più grande. L’ippocampo, infatti, è la regione cerebrale specializzata nell’acquisizione e nell’utilizzo di informazioni spaziali complesse per un efficiente orientamento.

Similmente, si osserva una corteccia parietale inferiore sinistra più grande nei bilingui rispetto ai monolingui, oppure un maggior volume della materia grigia nei musicisti professionisti o amatoriali, rispetto ai non musicisti. Anche negli studenti si sono verificati cambiamenti cerebrali a seguito dello studio. Nel 2006, Draganski e colleghi hanno confrontato il cervello di studenti di medicina tre mesi prima del loro esame in medicina e subito dopo averlo sostenuto con quello di studenti che non stavano studiando in quel periodo. Si sono osservati cambiamenti indotti dallo studio in regioni della corteccia parietale e nell’ippocampo, tutte regioni coinvolte nel recupero della memoria e nell’apprendimento.

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