Psicologia, design e architettura possono sembrare ambiti molto diversi tra loro. La psicologia studia il comportamento umano e la cognizione, il design si occupa di individuare il modo migliore per progettare e costruire un oggetto, l’architettura ha come obiettivo di studio lo spazio all’interno del quale la persona vive.
Questi tre ambiti sono legati in maniera molto profonda, anche se tale legame viene talvolta sminuito.
Vivere e lavorare in un ambiente in cui il design è stato attentamente curato per venire incontro alle esigenze degli individui, produce dei grandi benefici a livello psicologico. Sono le neuroscienze a testimoniarlo.
Le neuroscienze sono un ambito di ricerca relativamente recente che si occupa del cervello e della sua interazione con l’ambiente circostante. Studiando il comportamento umano in determinate situazioni, possono fornire ad architetti e designer delle valide indicazioni per guidare i loro progetti, in modo tale da adattarli a chi sarà chiamato a interagirvi.
La neuroarchitettura
La neuroarchitettura nasce dalla fusione tra neuroscienze e architettura nel momento in cui ci si rende conto che il nostro cervello, e più in generale i nostri comportamenti, sono influenzati dall’ambiente in cui ci troviamo.
Il tempo che spendiamo all’interno di spazi chiusi è purtroppo in continuo aumento, ed è quindi fondamentale dare importanza a tutti quegli aspetti che influiscono sulla nostra concentrazione e sul nostro stato d’animo (come la luminosità, lo spazio, l’altezza dei soffitti).
I principi di base della neuroarchitettura
Quando interagiamo con un ambiente, il cervello invia continuamente al nostro corpo dei messaggi relativi allo spazio in cui ci troviamo: sono le famose sensazioni. Entrando in una stanza pulita e luminosa proveremo sensazioni di benessere, mentre camminando in uno scantinato buio proveremo sensazioni di inquietudine e di paura.
Nel nostro cervello esiste una struttura, l’ippocampo, che contiene cellule specializzate nel riconoscimento delle forme geometriche e all’organizzazione dello spazio che ci circonda. Ogni volta che entriamo in contatto con un ambiente, queste cellule elaborano le informazioni relative allo spazio creando delle mappe cognitive che vanno a determinare le sensazioni (e le emozioni) che proviamo, e di conseguenza i comportamenti che mettiamo in atto.
L’importanza della luce
Un recente studio ha cercato di quantificare l’impatto della progettazione architettonica sull’esperienza umana. Gli autori hanno costruito degli ambienti virtuali e hanno confrontato molteplici variabili progettuali. Avvalendosi di finestre e luci di varia intensità, hanno cercato di capire come l’uomo reagisca di fronte a tali spazi. I partecipanti hanno svolto compiti di navigazione, mentre i ricercatori registravano le loro risposte corporee con sensori indossabili (EEG, GSR e Eye-tracking). Lo studio ha messo in luce alcuni importanti risultati:
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La presenza di grandi finestre aumenta la velocità di recupero dallo stress e dall’affaticamento attentivo.
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Le finestre piccole rendono più difficile il recupero da stress e affaticamento.
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La luce naturale aiuta a rilassarsi e ad alleviare lo stress.
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La vista di panorami naturali oltre il vetro induce sensazioni rilassanti e rigeneranti.
Questo ambito di ricerca è di fondamentale importanza. Infatti, gli elementi a cui gli individui prestano particolare attenzione possono essere sfruttati da architetti e designer per venire incontro alle preferenze delle persone o per incoraggiare dei comportamenti specifici.
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